• 16,  Hall 5

    THURSDAY, 16 MAY 2019 H5

    Location 5 – Palazzo delle Aquile, Sala delle Lapidi

    14.30-16.30
    Sessione 15
    Lessons Learned from different Sustainable Diet Case Studies: Japanese Diet, New Nordic Diet and Mediterranean Diet
    Chaired by Jacques Delarue, FENS;

    Speakers
    Features and challenges of the Japanese diet from the viewpoint of the national Shokuiku (food and nutrition education) promotion.
    Yukari Takemi, Kagawa Nutrition University. Chiyoda, Sakado-city, Saitama, Japan

    The rise of kale: how progressive policy enabled healthy and sustainable consumer choices
    Mads Frederik Fischer-Møller, Nordic Council of Ministers Copenhagen, Denmark

    Mediterranean diet and sustainability in current dietary patterns in Spain
    Carmen Pérez-Rodrigo, University of the Basque, Bilbao, Spain

    Mediterranean Diet: from health to sustainability
    Laura Rossi, CREA Centre of Research on Food and Nutrition., Rome, Italy

    Investigating the place of meat in more sustainable diets: insights from the two Mediterranean shores
    Nicole Darmon, INRA 1110, CIRAD, CIHEAM-IAMM, SupAgro, Montpellier Université, Montpellier, France

    17.00-19.00  SESSION 16 Sustainable Diets: Linking Nutrition and Food Systems.

    Chaired by Barbara Burlingame, Massey University; Sandro Dernini, President, Forum on Mediterranean Food Cultures

    speakers

    Globally Important Agricultural Heritage systems (GIAHS): A legacy for Food and Nutrition Security

    Parviz Koohafkan, World Agricultural Heritage

    Traditional Foods at the Epicentre of Sustainable Food Systems

    Antonia Trichopoulou, Hellenic Health Foundation

    The Med Diet 4.0 Framework: a Multidimensional Driver for Revitalizing the Mediterranean Diet as a Sustainable Model – lessons learned about the assessment of food systems.

    Massimo Iannetta and Milena Stefanova, ENEA.

    Crossing Sociological, Ecological, Economical and Nutritional Perspectives on Agrifood Systems Transitions: Towards a Transdisciplinary and Multistakeholder Approach

    Marie Josèphe Amiot-Carlin, MOISA, Univ Montpellier, CIRAD, CIHEAM-IAAM, INRA, Montpellier SupAgro

    Naorai – Myazaki Food and Agricultural Heritage System of Japan

    Tomonori Tasaki, Takachiho Town Office, Miyazaki;Nahoko Shimada, the Research Institute for Humanity and Nature, Japan

    The Transdisciplinary Imperative: Pushing policy Instruments for Sustainable Diets

    Barbara Burlingame, Chair, Sustainable Diets Task Force of the International Union of Nutritional Sciences (IUNS)

    20.30 CENA

  • 16,  Hall 5,  The Venue

    Giovedì 16 Maggio 2019 H5

    Location 5 – Palazzo delle Aquile, Sala delle Lapidi

    17.00-19.00  SESSIONE 16

    Diete Sostenibili: Collegando Nutrizione e Sistemi Alimentari.

    Obiettivo: progredire nella comprensione dei collegamenti transdisciplinari tra diete sostenibili e sistemi alimentari sostenibili.

    Co-presieduto da Barbara Burlingame, Massey University; Sandro Dernini, Presidente, Forum sulle Culture Alimentari Mediterranee

    Interventi

    Sistemi di patrimonio agricolo di importanza globale (GIAHS): Eredità per la sicurezza alimentare e nutrizionale

    Parviz Koohafkan, World Agricultural Heritage Foundation

    Alimenti tradizionali all’epicentro dei sistemi alimentari sostenibili

    Antonia Trichopoulou, Hellenic Health Foundation, Atene

    La Med Diet 4.0 Framework, un driver multidimensionale per rivitalizzare la dieta Mediterranea come modello sostenibile: Lezioni apprese sulla valutazione dei sistemi alimentari.

    Massimo Iannetta e Milena Stefanova, ENEA.
    Attraversando prospettive sociologiche, ecologiche, economiche e nutrizionali sulle transizioni dei sistemi agro-alimentari: verso un approccio transdisciplinare e multistakeholder

    Marie Josèphe Amiot-Carlin, MOISA, Università di Montpellier, CIRAD, CIHEAM-IAAM, INRA, Montpellier SupAgro

    Naorai – Myazaki sistema del patrimonio alimentare e agricolo del Giappone

    Tomonori Tasaki, Comune di Takachiho, Miyazaki;Nahoko Shimada, Istituto di Ricerca per l’Umanita e la Natura, Giappone

    L’imperativo transdisciplinare: spingere gli strumenti politici per le diete sostenibili

    Barbara Burlingame,  Presidente Sustainable Diets Task Force sulle Diete Sostenibili dell’Unione Internazionale delle Scienze della Nutrizione (IUNS)

  • Hall 5,  The Venue

    Palazzo delle Aquile sala delle lapidi

    Il Palazzo Pretorio, noto anche come Palazzo delle Aquile (già denominato Palazzo Senatorio o Palazzo di Città),[1] si trova in piazza Pretoria, sul confine del quartiere Kalsa, vicino ai Quattro Canti.

    È la sede di rappresentanza del Comune di Palermo.
    In epoca aragonese il titolo di pretore equivaleva a quello di bajulo. Nel 1322 il sovrano Federico III riconosce la necessità di erigere una sede idonea destinata alle assemblee cittadine, esigenza supplita con riunioni in luoghi di culto (Chiesa di San Francesco d’Assisi).

    Sorto nell’attuale sede nel XIV secolo secondo alcune fonti ad opera di Federico II d’Aragona, intorno alla fine del Quattrocento venne interamente ricostruito per iniziativa del pretore Pietro Speciale, signore di Alcamo e di Calatafimi, sotto la direzione dei lavori di Giacomo Benfante, secondo la tesi di Giovanni Meli i lavori iniziarono nel 1470 e si conclusero nel 1478.

    Epigrafe monumentale, incoronazione Vittorio Amedeo II di Savoia e Anna Maria d’Orleans, 1713.
    Le trasformazioni e i rifacimenti che si susseguirono nel corso del Cinquecento e del Seicento avevano trasformato l’edificio in una vera e propria stratificazione di stili architettonici. In origine il portale principale si affacciava sul piano di San Cataldo inserito nel prospetto rivolto a meridione descritto come un loggiato delimitato da torri laterali, manufatto ornato dalle statue dei due Litiganti ignudi, copie romane di atleti greci, una attualmente è collocata nella Sala Rossa.

    Durante i lavori di ampliamento fu rifatto l’attuale prospetto principale nel 1553, perfezionato nel 1597, manufatto volto a celebrare la riunificazione di tutti gli uffici civici, fino a quel momento sparsi sull’intero territorio cittadino.[6] L’utilizzo del prospetto a settentrione come ingresso principale avviene verosimilmente in concomitanza del processo di risistemazione del Piano Pretorio, del prolungamento del Cassaro e dell’installazione della celebre fontana. La nuova disposizione del sito con le opere d’arte installate costituivano la degna cornice per la rigenerata struttura, sintesi della potenza e dello splendore del regno, tutti elementi caratterizzati da competizione in ambito artistico fra capitali del panorama europeo, ambizione verso il bello e grandioso non scevro da propensione ad una spiccata prodigalità.

    Nuovamente ristrutturato da Mariano Smiriglio nel 1615 – 1617. Nel 1661 sul cornicione fu collocata la statua della patrona della città, Santa Rosalia, opera di Carlo D’Aprile.
    Il Senato o Magistratura Municipale Annonaria provvede all’amministrazione patrimoniale della città. L’istituzione è presieduta da un capo col titolo di pretore e sei senatori in carica per due anni. L’organo è eletto dal Consiglio Civico, consesso formato da 110 cittadini aventi una rendita annua di 50 onze, in carica per quattro anni. Il 15 agosto 1722 l’imperatore Carlo VI d’Asburgo conferì ai suoi componenti la Grandia di Spagna di prima classe e il titolo di Eccellenza. Il consiglio è affiancato da sette nobili ufficiali: maestro notaio, maestro razionale, tesoriere, cancelliere, marammiere, conservatore delle armi e un archiviario.

    Il 3 aprile 1746 il re Carlo III di Borbone conferisce al Senato la Magistratura Suprema, Generale, Unica ed Indipendente della Salute, organo composto dal pretore con funzione di Presidente, sei senatori pro tempore, l’arcivescovo di Palermo, un ecclesiastico, quattro ex-pretori, due giureconsulti, quattro ex-senatori, tre medici, un cancelliere, tutti componenti nominati a vita e reintegrati alla bisogna dal Senato e dalla Deputazione.

    L’intero complesso monumentale subì un ampliamento dopo il terremoto di Pollina del 5 marzo 1823.

    Dopo la Presa di Palermo del 1860 fu sede del governo dittatoriale di Garibaldi e una targa ricorda l’evento. Nel 1875, l’architetto Giuseppe Damiani Almeyda lo reinterpretò in stile neorinascimentale, rivestendolo all’esterno con un bugnato color ocra e lo definì Palazzo delle Aquile[9].

    Nel 1877 il Piano Pretorio fu raccordato al livello della Via Maqueda con un’elegante gradinata delimitata da due sfingi in marmo di Billiemi, opera dello scultore Domenico Costantino.

    Dall’Unità d’Italia, nella Sala della Lapidi si tengono le riunioni del consiglio comunale, nella Sala Gialla quelle della Giunta, mentre quella del sindaco è detta Sala Rossa.

    L’antico orologio del palazzo, fermo dagli anni 1980, è stato rimesso in funzione nel 2014.

    L’edificio ha forma rettangolare, con cortile centrale. Sul portale, che dà su Piazza Pretoria, campeggia l’aquila, simbolo della città di Palermo.

    I quattro prospetti sono orientati secondo i punti cardinali, l’ingresso principale volge a settentrione affacciato su piazza Pretoria e la monumentale fontana Pretoria.[10]

    Sala delle Lapidi
    Già primitiva Sala del Pubblico Consiglio o Sala Maggiore. Salone deputato alle riunioni del Consiglio Comunale, così denominato per via delle numerose iscrizioni marmoree poste alle pareti. L’ambiente custodisce cinquanta targhe in marmo collocate nel 1875 dal gesuita e storico dell’arte Gioacchino Di Marzo, e un soffitto in legno dipinto del XIV secolo le cui decorazioni sono state riprese dal pittore fiorentino Tito Covoni. Un lampadario in legno intagliato e il pavimento in marmo intarsiato proveniente dall’Oratorio della Pace

    Nel settembre 1760, il Senato Palermitano in questo ambiente tenne la cerimonia inaugurale della Biblioteca cittadina. L’istituzione ebbe la sua prima sede in una stanzetta del Palazzo Pretorio, ma ben presto il gran numero di donazioni di manoscritti e stampati rese lo spazio insufficiente e fu necessario affittare alcuni locali del palazzo del duca di Castelluccio, fino al definitivo trasferimento presso le strutture gesuitiche di Casa Professa.